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IL FUTURO DEL RINOCERONTE BIANCO SETTENTRIONALE

Aggiornamento: 6 apr 2021


Nome comune:

Rinoceronte bianco settentrionale Nome ufficiale:

Ceratotherium simum cottoni Phylum: Chordata Classe: Mammalia Ordine: Perissodactyla Famiglia: Rhinocerotidae Genere: Ceratotherium Specie: C. simum Sottospecie: C. s. cotton

Ci sono cinque diverse specie di rinoceronte nel mondo: tre in Asia e due in Africa, e due di queste contano meno di 80 esemplari in natura. Per di più si stima che in Africa vengano uccisi circa tre rinoceronti al giorno per il loro corno. Questo vale anche per i rinoceronti bianchi, che sono stati sterminati dal bracconaggio e dalla perdita del loro habitat.

Una volta questa specie viveva in grandi numeri in tutto il Ciad, nella Repubblica Centrafricana, nel Sudan sudoccidentale, nella Repubblica Democratica del Congo e nell’Uganda nordoccidentale; fino al 1960 ce n’erano ancora duemila esemplari, ma il diffuso e spietato bracconaggio e i disordini civili li hanno portati sul baratro dell'estinzione.

La storia di Sudan, ultimo esemplare maschio di rinoceronte bianco settentrionale (Ceratotherium simum cottoni), è una vera e propria odissea, fatta iniziare per mano dell'uomo. Sudan fu prelevato dalla sua terra natia, nel parco nazionale di Shambe in Sudan (ora Sudan del Sud), dal quale appunto prese il nome, nel 1975, quando aveva solo due anni, insieme ad altri cinque rinoceronti della sua specie. Sudan per 33 anni visse e crebbe nello zoo di Dvůr Králové (centro di procreazione di rinoceronti in cattività), in Repubblica Ceca (prima Cecoslovacchia). All’epoca del prelevamento di Sudan, di rinoceronti bianchi settentrionali ne rimanevano circa 700 (si pensa che Sudan sia stato l’ultimo ad essere nato in natura) e dal 2000 non si è più riusciti a far nascere nuovi rinoceronti bianchi nemmeno negli zoo.

Il 20 dicembre 2009, dopo che i rinoceronti bianchi settentrionali furono dichiarati estinti in natura, Sudan e altri tre esemplari della sua specie furono portati nella riserva Ol Pejeta Conservancy in Kenya. Si sperava che, riportati nel loro ambiente naturale, potessero accoppiarsi tra loro, ripopolandosi; purtroppo non è stato possibile.

Sudan fu soppresso il 19 marzo del 2018 dopo circa un mese di grave malattia legata alla sua età avanzata, aveva infatti 45 anni, l’equivalente dei 90 anni umani. E così si conclude la storia di Sudan. Adesso l’intera specie sopravvive solo con due esemplari femmina: Fatu e Najin, rispettivamente nipote e figlia di Sudan. Entrambe vivono presso l’Ol Pejeta Conservancy e sono tenute sotto stretta sorveglianza 24 ore su 24 per evitare che vengano uccise dai bracconieri.

Un gruppo di scienziati ha creato uno schema per riformare la popolazione dell’animale attraverso la fertilizzazione in vitro, un processo in cui si fertilizzano gli ovuli in laboratorio, fuori dal corpo dell’animale. Prima della morte di Sudan, per diversi anni gli scienziati hanno prelevato e congelato lo sperma dei rinoceronti bianchi, compreso quello dell’ultimo sopravvissuto, testando la fertilizzazione in vitro per perfezionare la tecnica. Usando gli ovuli prelevati dalle ultime due femmine e lo sperma congelato degli esemplari maschi defunti, gli scienziati hanno creato con successo due embrioni di rinoceronte bianco. Questi embrioni sono ora conservati nel nitrogeno liquido, pronti per essere impiantati nelle madri surrogate.

Fatu e Najin purtroppo non possono avere cuccioli: una ha problemi ai legamenti della zampa posteriore che rendono rischiosa una gravidanza e l’altra è sterile a causa di cisti e lesioni uterine. Per questi motivi, gli embrioni saranno impiantati in madri surrogate appartenenti alla specie del rinoceronte bianco meridionale (Ceratotherium simum simum).

Il 22 agosto del 2019, Fatu e Najin sono state sedate e gli scienziati hanno estratto, con un processo complicato, i loro ovociti, dieci di questi sani, cinque da ogni rinoceronte. In seguito a questo intervento hanno aspettato una decina di giorni perché gli ovuli fertilizzati si sviluppassero in embrioni, dopo essere stati immediatamente trasportati al laboratorio di Avantea di Cremona (Italia); nel frattempo il team ha calcolato che da dieci ovociti la percentuale di embrioni potenziali è del 20%, quindi due embrioni: ottima media (in realtà si è riusciti a ricavarne tre).

Gli embrioni vengono conservati attraverso la “crioconservazione”, tecnica che consiste nel congelare gli embrioni finché non sono pronti per essere trasferiti nelle future madri. Nel dicembre 2020, si è svolto il secondo prelievo di ovociti. Durante questa operazione si è verificato che solo Fatu può ancora produrne, poiché Najin ha una età troppo avanzata e problemi di salute che ostacolano la funzionalità degli organi riproduttivi; ciò indica che l'età può essere un problema. Gli ovociti di Fatu sono stati sottoposti alla fecondazione in laboratorio con successo e in seguito crioconservati, come già avvenuto nel 2019. Così il numero totale di embrioni prodotti fino ad oggi è stato portato a 5.

Gli esperti hanno messo a punto e reso riproducibili le tecniche di prelievo degli ovociti e di laboratorio; però stanno tuttora lavorando per la procedura di impianto in utero delle madri surrogate. A tal fine a novembre 2020 un maschio di rinoceronte bianco del Sud è stato sterilizzato tramite una procedura non-chirurgica, minimamente invasiva. Ciò è stato fatto perché solo in questo modo è possibile capire il momento idoneo in cui effettuare l’impianto dei preziosi embrioni; infatti il maschio di rinoceronte sterilizzato può indicare in maniera affidabile lo stadio del ciclo riproduttivo della madre surrogata, evitando però di fecondarla.

Un altro passo è quello di scegliere delle madri surrogate che abbiano già dato prova di essere fertili. Inoltre, il progetto che hanno in mente gli esperti è quello di far partorire le madri in Kenya, dove la presenza di Fatu e Najin aiuterà i neonati con l’imprinting. Uno dei rischi, infatti, riguarda proprio l’imprinting: i piccoli senza il loro aiuto potrebbero non essere in grado di acquisire il comportamento tipico della loro specie.

A questo progetto partecipa anche l’Università di Padova, il cui Dipartimento di Biomedicina Comparativa e Scienza degli Alimenti sta sviluppando una ricerca e una formazione avanzata nel campo della conservazione e del benessere della fauna selvatica, con particolare attenzione alla valutazione etica dei progetti di ricerca e dei programmi educativi.

Questo modello di riproduzione artificiale potrebbe salvare anche altri rinoceronti in via d’estinzione, come quello di Sumatra o quello di Javan in Indonesia.

È necessario salvare la specie perché questa svolge una funzione a ombrello: la loro estinzione potrebbe causare un effetto domino mortale per altri animali, insetti e piante. I rinoceronti hanno un grande impatto sull’ecosistema e sugli habitat, in quanto sono animali che camminano molto e così facendo distribuiscono i semi su territori molto ampi. Li si potrebbe considerare dei veri e propri “architetti paesaggistici”.

È importante ricordare Sudan e la sua storia, simbolo degli sforzi tuttora in corso per salvaguardare i rinoceronti e un monito sul rischio di estinzione che moltissime specie affrontano oggi. L’impatto umano su molte specie animali è troppo elevato e, a meno che non si riduca il bracconaggio e la perdita di habitat a causa della deforestazione, dei cambiamenti climatici e delle costruzioni umane, nessuna cifra di denaro o progresso scientifico potrà opporsi alla loro estinzione.


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